Oggi è un giorno speciale.

E, nei giorni speciali, capita di sentire la nostalgia delle persone speciali.

Oggi ho voglia di TORNARE e di far TORNARE i miei figli che ne hanno bisogno quanto me.

A loro auguro di avere sempre un luogo in cui TORNARE e di avere, chissà dove, una persona che sia un punto di riferimento, un faro nella nebbia più fitta. Come sei tu per me, ad esempio, Amy.

“Ti ricordi quando abitavamo a Gerenzano?

Io ero quella del piano terra con il cane nero gigante che guardavi dal tuo terrazzo immenso all’ultimo piano.

Tu eri quella schiva che non veniva mai alle riunioni di condominio che a me piacevano tanto perché finivano a pane, salame e fiaschi di vino rosso.

A volte avevo l’impressione che facessi fatica anche a salutare quando ci incontravamo nelle parti comuni, sembravi una snob, per non dire una stronza.

So che pensavi lo stesso di me.

Tante amicizie che ho stretto negli anni sono iniziate con un “Che stronza!”. Ecco tu sei  la mia “Che stronza” preferita.

Poi un giorno il destino ha deciso che i nostri figli sarebbero andati all’asilo insieme, i piccoli nella classe blu e i grandi nella classe arancione, due aule ricavate in un’aula comunale all’interno di una scuola primaria. Non c’era nulla, abbiamo portato tutto: dai mobili alla carta igienica.

E da allora qualcosa è cambiato.

Abbiamo iniziato combattendo l’ansia da doppio inserimento a colpi di cappuccini e brioche in quella favolosa pasticceria con le poltrone di pelle e la barista antipatica. Noi ridevamo come matte fino a farci venire le lacrime agli occhi, lei ci guardava seria e (secondo me) pure un po’ schifata. Ecco, oggi mi manca pure lei, pensa come sono messa.

Ci siamo giocate la reputazione cantando e mimando, con enfasi, cocomeri tondi davanti a bimbi, genitori e maestre. E ti ricordi quella festa di fine anno durante la quale abbiamo cantato insieme ad altre mamme “La pecora nel bosco”? Io facevo la pecora e tu Giuseppe. Tu ti sei presentata alla prima con la minigonna rosa. Giuseppe con la minigonna rosa…solo tu.

L’ascensore? Quanti viaggi ha fatto per noi con dentro un solo assorbente o una confezione di uova. Bastava una telefonata ed ogni problema veniva risolto. Quanto mi manca l’ascensore.

E quando ho trovato i ladri in casa quel maledetto pomeriggio? Te lo ricordi? Come avrei fatto a superare quel trauma senza di te? Per quanto tempo mi hai accompagnata in casa, controllato ogni stanza, guardato sotto i letti? Mesi te lo dico io.

Quando hai deciso di trasferirti a Cislago ti ho seguita. Che sceme. Neanche tanto vicine e senza un tunnel che sostituisse quell’ascensore magico. Qui ce ne è uno, ma non l’ho mai usato.

Almeno i nostri figli hanno continuato ad andare a scuola insieme, a crescere come fratelli, nell’Amore e nel rispetto, ad essere quella presenza  che anche da lontano scalda il cuore e ti fa sentire amato.

Poi il periodo buio, per entrambe. E tutto è cambiato ancora.

Ma oggi ho bisogno di TORNARE  in quella atmosfera.

Far TORNARE i miei figli da quei fratelli in un clima di accettazione assoluta, con i propri limiti e con i propri difetti, e fare il pieno di emozioni da portare al ritorno.

 

Queste foto fanno parte dell’album di famiglia, maneggiare con cura. Ho scritto famiglia, avete letto bene.