L’ultimo post scritto da Barbara mi ha fatto molto riflettere.
Anche io ho sempre adorato scrivere, era la mia vera passione e poi ad un certo punto ho smesso. Basta, più nulla. Se escludiamo piccole cose qua e lá. Mi sono chiesta perché, che cosa sia successo ad un certo punto della mia vita che mi abbia fatto abbandonare una cosa che così tanto amavo.
(N.d.A. Per rendere l’idea basta prendere un qualsiasi adolescente di oggi è sostituire lo smartphone con penna e diario).
Ero sempre impegnatissima a scriverci descrizioni dettagliate delle mie giornate, a fare disegni, attaccare biglietti e scontrini. Quasi volessi lasciare ai posteri una mia eredità, quasi volessi in qualche modo dare testimonianza della mia vita e della sua importanza. Mi dava sicurezza perché, per una timida come me, era la possibilità immediata e tangibile di comunicare le emozioni che a 16 anni, si sa, sono forti, oscure e sconosciute e spesso fanno paura. Poco importa se alla fine comunicavo solo con me stessa tutte queste cose: scriverle era un modo per liberarle, per dar loro un nome ed un senso che fino a quando restavano imprigionate dentro me non avevano. Era come unire i puntini di un disegno nascosto e riuscire finalmente a vedere e capire di cosa si trattava. Ma soprattutto su quelle pagine scrivevo i miei sogni: ciò che speravo, desideravo, ciò che sarei stata da grande.
Ed ho capito perché ad un certo punto non sono più riuscita a scrivere.
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