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Un piccolo blog, una grande amicizia.

Questi che stanno per arrivare sono giorni particolari per noi Mamme in fuga (ma anche per tutte le altre mamme!): fra pochi giorni non solo sarà la festa della mamma, ma si svolgerà anche il Mammacheblog a Milano e noi ci ritroveremo e festeggeremo insieme due anni di un’amicizia speciale e quasi un anno (il compleanno ufficiale del blog è il 18 maggio) dalla nascita del nostro blog. Un anno importante, ricco di emozioni e felicità, ricco di serate passate a progettare e sognare, a creare, o anche semplicemente a chiaccherare.
Mammacheblog 2013
Perchè questo è un blog per tutte le mamme (che si sentano in fuga oppure no poco importa), ma è soprattutto il blog che celebra un’amicizia, e cioè quella mia e di Barbara.
Mammacheblog 2014
Un’amicizia con un percorso particolare, un’amicizia cresciuta nel tempo e che, giorno dopo giorno, è  diventata davvero qualcosa di forte e speciale. Un’amicizia che trascende i km che ci separano perchè oggi grazie alla rete è possibile davvero sentire la presenza e l’affetto di una persona anche se non è fisicamente vicina a te. 
Un’amicizia fatta da due persone opposte e in qualche modo complementari: così simili, eppure così diverse, abbiamo saputo trovare un nostro modo speciale di esssere amiche e compagne di avventure. E poco importa se in questo primo anno di blog le nostre fughe ‘fisiche’ sono state molte meno di quelle che avevamo sognato all’inizio, poco importa se certi giorni sia stato davvero faticoso riuscire ad incastrare tutto quello che ‘dovevamo’ fare con quello che ‘avremmo voluto’ fare. 
Riguardando indietro oggi quello che eravamo noi e quello che era (o meglio stava ancora per diventare) il nostro blog più o meno un anno fa, non posso fare a meno di sorridere ed essere emozionata per tutto ciò che di splendido e meraviglioso siamo riuscite a creare e realizzare, partendo semplicemente da un nostro piccolo sogno di felicità. 

Perchè lungo il nostro cammino abbiamo incontrato chi ha creduto in noi, chi ci ha dimostrato il suo sostegno e il suo appoggio con entusiasmo (e anche scoprire chi non l’ha fatto è servito a farci capire tante cose!): chi anche solo con un like, un commento, una condivisione ci ha confermato che, seppur piccolo e minuscolo, il nostro blog è riuscito ad arrivare al cuore delle persone, a creare quel senso di comunità e condivisione che io e Barbara sognavamo di riuscire a trasmettere.
Durante quest’anno sono successe tante belle cose davvero: il blog è cresciuto, abbiamo conosciuto tante persone semplici e meravigliose, sono nate anche le Matte in fuga, che da semplice progetto ‘collaterale’ sono diventate qualcosa di grande e meraviglioso (soprattutto grazie alle persone che ne fanno parte! Jessica e Deborah sto parlando proprio di voi!) in modo imprevisto e inaspettato. 
Ieri abbiamo passato una bellissima giornata insieme (correndo una corsa a Verona come #matteinfuga: a questo link potete trovare il racconto di Deborah della nostra ‘gita’) e questa fuga lampo di un giorno non è stata altro che la riprova di quanta energia positiva, contagiosa e vitale sia stata sprigionata dalla nascita di un piccolo blog. 
Grazie Barbara, perchè senza il nostro incontro niente di tutto questo sarebbe potuto succedere.
Grazie per essermi amica, per essere mia compagna d’avventura in questi nostri strani e un po’ folli progetti, grazie e basta…tanto tu sai perché.

Ti mando uno dei miei soliti (e stritolanti!) abbracci virtuali. 

Imparare a lasciare andare.

Stiamo organizzando una fuga, qui.

In questo caso non è la mia, ma quella di mia figlia maggiore, Alice, che questa estate raggiungerà la sua ‘zia d’America’. Mia cognata infatti vive ormai da quindici anni negli Stati Uniti, in California: partita subito dopo la fine dell’università per un corso di lingua intensivo di qualche mese, alla fine praticamente non è più tornata. Si è innamorata dell’America (e anche di un americano!) e ha deciso di vivere lì.
Quest’estate Alice andrà finalmente a trovarla e resterà da lei per circa due mesi durante le vacanze estive. Sarà ospite della zia ma la sua non sarà solo una vacanza: lavorerà e si darà da fare per vivere il più possibile un piccolo pezzo del suo ‘sogno americano’.
Tutti abbiamo avuto questa fase prima o poi.
Sognare di mollare tutto e partire per l’America.
Ora Alice ne ha concretamente l’occasione e, nonostante sia felice ed emozionata per lei, non posso nascondere a me stessa le mie ansie e preoccupazioni.
Alice e Giorgia (quando avevano rispettaviamente 8 e 6 anni)
Scherzando le diciamo sempre di non fare come la zia, che deve assolutamente tornare perchè altrimenti andremo noi direttamente a recuperare!
Ovviamente non ho nessun dubbio sul suo ritorno (anche perchè davvero me la andrei a riprendere io direttamente!!), ma da brava mamma italiana mi ritrovo ad avere un po’ di paura, ad essere un po’ spaventata per questa sua grande e fantastica avventura.
E’ un sentimento che provo sempre più spesso ultimamente. I miei figli crescono, diventano ogni giorno più grandi e più indipendenti e sto cominciando a convivere ogni giorno con queste sensazioni ed emozioni. E’ qualcosa che vivo da sola: non voglio trasmettere loro paure e angosce inutili. 
E’ il processo naturale e inarrestabile della crescita. Sarebbe sbagliato se fosse altrimenti, se tentassi di tenerli inutilmente dipendenti a me.
Eppure.
Eppure, la paura di vederli crescere e diventare grandi e indipendenti c’è.
Eppure, dentro il mio cuore di mamma cerco di vivere ognuna di queste piccole e grandi esperienze con serenità. Cerco di essere felice per Alice, per tutti loro e i loro piccoli sogni che si avverano, il loro diventare grandi ogni giorno di più.
Non è forse la stessa sensazione che abbiamo provato vedendo nostro figlio camminare per la prima volta da solo? Vedere il suo passo farsi sempre più sicuro, vedere che ad un certo punto si è sentito abbastanza forte da lasciare la nostra mano?
La mano che fino al momento prima era necessaria ed indispensabile per riuscire a stare in piedi e a camminare. Ora invece la lasciano, e noi li vediamo percorrere i loro primi passi incerti in piena autonomia e con un sentimento fortissimo di gioia e paura nel cuore.
Alice e Davide (ad 8 e 4 anni)
Questa sensazione accompagna tutta la nostra vita di mamme, di genitori.
Questa paura, mista alla felicità. Queste emozioni con cui dobbiamo, inevitabilmente, imparare a convivere. 
Ricordo ancora benissimo il momento in cui Alice ha iniziato a camminare: aveva undici mesi e non restava seduta un secondo. Continuava ad alzarsi, a provare a fare piccoli passi aggrappandosi ai mobili, al divano, al tavolino del salotto. Mi obbligava a percorrere km tra la sala e la cucina attaccata alla mia mano. Ricordo benissimo la sensazione della sua manina dentro la mia, ricordo altrettanto bene il momento in cui poi ha deciso di staccarsi per provare a camminare tutta sola.
Ricordo il suo passo incerto, il sederino traballante nel pannolone, ricordo soprattutto che un certo punto si è girata verso di me e mi ha fatto uno dei suoi lunghi, bellissimi, meravigliosi e sdentatissimi sorrisi. 
E quel sorriso voleva dire tantissime cose: voleva dire “guarda mamma, ce l’ho fatta da sola!”, voleva dire “grazie mamma che mi hai aiutato e sostenuto fin qui!”.
E in quel momento quel sorriso era davvero tutto ciò di cui avevo bisogno.
E so già che il giorno della partenza, quando l’accompagneremo in aereoporto e la saluteremo con il cuore pieno di gioia e anche di paura, dopo aver percorso qualche passo lei si girerà e ci sorriderà.
E quel sorriso sarà ancora tutto ciò di cui avrò bisogno. 
Io e Alice a Praga nel 2012
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