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Le mamme ‘aspettano’ sempre…

Ho comprato il libro di Enrica Tesio (blogger geniale, ironica e irriverente di Tiasmo) qualche mese fa, appena pubblicato. Avevo una gran voglia di leggerlo, ero molto curiosa, ma poi, per strani giochi del destino, è rimasto intonso sul mio comodino fino a pochi giorni fa.
Volevo che fosse il momento giusto.
E ora, anche se ancora non sono in vacanza, i ritmi sono però finalmente rallentati, gli impegni diradati e così sono riuscita a dedicarmi alla sua lettura proprio come avrei voluto. 
Seguo Enrica e il suo blog da diverso tempo, amo molto questo suo stile fresco, totalmente originale ma che sa davvero regalarti e offrirti grandi slanci di sincerità e farti riflettere, pensare. 
In un misto costante tra commozione e ilarità. 
Avevo letto già diverse recensioni sul libro (una di quelle che mi era piaciuta di più è quella de ‘L’inventore di mostri’ della dolcissima Valeria) e mi ero già fatta un’idea del libro e di quello che immaginavo di ritrovarci scritto dentro.
Ma, se è vero che i libri sono in qualche modo ‘scritti’ anche dal lettore, che ci proietta dentro qualcosa di sè e della proprio vita, devo dire che questo libro mi ha totalmente spiazzato: mi è sembrato scritto apposta per me.
Da cosa si misura quanto hai amato e ti è piaciuto un libro? Dalla quantità di frasi sottolineate qua e là? Dal numero di pieghe fatte agli angoli delle pagine per ritrovare quel pezzo che ti ha tanto colpito? Da quante volte leggendolo ti ritrovi a pensare a quanto sia vero anche per te quello che c’è scritto?
Ho letto il libro praticamente tutto di un fiato (sono un’avida lettrice!), però ho continuato a portarlo con me anche per i giorni a seguire, nella borsa.
Ogni tanto, quando avevo un attimo di attesa e di tranquillità, mi piaceva riaprirlo e rileggere le cose che mi avevano così colpito e toccato, in una specie di gesto confortante e rassicurante.

E’ un libro che parla dell’amore, è vero. 
Ma di un amore in senso, oserei dire, universale: è l’amore per un compagno, l’amore per un’amica, per la propria famiglia di origine, per i propri figli. L’amore per se stessa.
E’ un’analisi ironica e spietata di tutte noi (donne, mamme, bambine, mogli, figlie), di tutta questa meravigliosa complessità che ci portiamo dentro, in un gioco che si chiama vita e che assomiglia alle Matrioske russe. Dentro di noi abbiamo tutte le donne che siamo state, fin dalla nostra nascita, e le portiamo sempre con noi. Alcune le amiamo, altre le detestiamo. Ma per vivere serene e star bene dobbiamo imparare ad accettarle. Tutte, incondizionatamente. Fare pace con loro e con noi stesse.
Come scrive Enrica: “abbracciandole tutte”.
Ma le parti che mi hanno maggiormente colpito (e affondato!) sono quelle che parlano della maternità. Sarà perchè per me è un periodo davvero strano: i miei figli crescono (sono già cresciuti!) e sto imparando a fare i conti con questa nuova dimensione dell’essere madre. 
E non è facile per niente.
I racconti che fa dei due bimbi nel romanzo sono meravigliosi: con quello sguardo incantato e ammirato e innocente, di chi scopre il mondo per la prima volta. 
Ed è vero, con un bimbo piccolo accanto il mondo è nuovo anche per te. Lo guardi attraverso i suoi occhi e quello che ti sembrava ovvio e scontato ad un tratto non lo è più.
Mi manca questa dimensione, questa capacità di emozionarsi e stupirsi davanti a piccole cose che crescendo perdiamo, noi insieme ai nostri figli. 
Nel libro rende benissimo queste sensazioni quando dice che la “maternità è attesa”, è ‘aspettare’: anche se esattamente cosa non si sa.
Una mamma ‘aspetta’ i suoi figli per tutta la sua vita.
Una mamma sono io, che ‘aspetto’ ogni giorno i miei figli. Che vorrei restassero come sono, ma che allo stesso tempo vorrei vedere grandi e già indipendenti. Che vorrei cercassero sempre un mio consiglio, ma a che a volte sono stufa di sentire chiamare ‘mamma’ per ogni singola cosa.  Che vorrei abbracciare e coccolare all’infinito, ma che a volte devo urlare per farmi ascoltare e che sogno di scappare sola su di un’isola deserta.
Una mamma sono io e lo siamo tutte, in modo diverso e allo stesso identico modo.
 

  

Voglia di leggerezza…

E’ passato velocemente più di un anno dall’apertura del blog e quello appena trascorso è stato il mio secondo compleanno ‘festeggiato’ qui.
L’anno scorso era anche un compleanno importante (i mitici 40!), uno di quei ‘numeri’ che di solito fanno paura e che si aspettano con ansia e che invece, sinceramente, non mi aveva particolarmente scombussolato.
Avevo scritto anche un post a riguardo (qui potete trovare il link), e avevo fatto una serie di riflessioni un po’ confuse e caotiche su come mi sentivo in quel periodo, su cosa mi aspettavo per il mio futuro ecc.
Non un bilancio, ma semplicemente mi ero fermata un attimo a riflettere su come ‘stava andando’ la mia vita fino a quel momento lì.
L’altro giorno per curiosità sono andata a rileggere cosa avevo scritto e questo mi ha portato a pensare in particolare a come è andato questo ultimo anno e soprattutto a come ho trascorso quest’anno il mio compleanno. 
Ho pensato che è stato un anno lungo e intenso e che tutto quello che ho desiderato è stato di soddisfare un bisogno e una voglia di leggerezza e spensieratezza.
E il modo in cui ho festeggiato questo mio ultimo compleanno ne è la prova lampante.
Cosa ho fatto?
In una caldissima domenica di giugno mi sono alzata alle 6 (mentre spegnevo la sveglia mi chiedevo: ‘ma chi me l’ha fatto fare?’), ho indossato i vestiti e le scarpette da running e sono partita alla volta di un paesino in provincia di Milano. Mi sono incontrata con la mia socia Barbara e insieme siamo andate a correre ad una manifestazione podistica di beneficienza, la Run for Children a Cesate.
Lo so che di solito i racconti sulle mie disavventure da runner wannabe li posto su Matte in fuga, ma questa volta non vi parlo della corsa in sè, ma di tutto quello che c’è stato attorno. 
E per farlo, più che servirmi delle parole, voglio lasciare che a parlare siano le immagini. 
(Alcune foto sono già state pubblicate sulla nostra pagina Fb)
Selfie in macchina ancora addormentata, mentre aspettavo Barbara (lo so, non sono capace!)

Con un po’ di cartone ed un cerchietto (e qualche washi tape!) ho realizzato questa coroncina, che in teoria avrei voluto indossare durante la corsa ma, fortunatamente, poi ho rinunciato! Per come ho faticato durante la corsa (vuoi per il caldo, vuoi per la pressione bassa, vuoi per lo scarso allenamento di questo periodo), penso che ad un certo punto avrei lanciato corona e cerchietto in qualche cespuglio!  
Mi spiace non essere riuscita a fare foto durante la corsa, ma le mie condizioni psicofisiche non me l’hanno permesso 😀 Ero troppo impegnata a sudare!  Peccato, perchè il percorso all’interno del Parco delle Groane (MI) era davvero bellissimo e suggestivo. Ho fatto foto all’arrivo con Barbara e Roberta, un’amica che è stato bello rivedere.

Finita la corsa ci siamo trasferite per i ‘festeggiamenti’ in un fantastico bar di periferia. Le candeline sono state un vero tocco di classe! 

Eccomi qui, la festeggiata, in tutto il mio splendore…ahahaha! 😀

Potevamo perdere l’occasione per uno shooting così, totalmente improvvisato, con questi ‘nuovi amici’?

Anche il mio pacco sorpresa era ‘particolare’! Il regalo? Un piccolo segreto…
A pranzo sono proseguiti i festeggiamenti in famiglia: questo è il biglietto dei miei figli 🙂

L’ultimo pezzo di torta che mi sorrideva! L’ho interpreta come un messaggio positivo!
E per ultima ho lasciato proprio la foto che meglio esprime lo spirito della giornata e il senso di leggerezza di cui parlavo prima. E’ una foto scattata dal fotografo di gara pochi metri prima dell’arrivo: uno scatto spontaneo che ci ha subito fatto sorridere. (Non a caso è diventato l’immagine di copertina della nostra pagina Fb!). E’ lo scatto che più riassume la voglia di ridere e scherzare, la voglia di dimenticare per un secondo lo stress e le ansie quotidiane per concedermi attimi di pura e necessaria leggerezza, per concedermi capelli al vento e risate sciocche, foto inutili e chiacchere, canzoni stonate in macchina…
Per concedermi di essere davvero una Mamma in fuga!
  
(Grazie a Barbara la cui sana dose di pazzia permette di farsi trascinare in certe sciocche e fantastiche avventure insieme a me! 🙂 Grazie davvero!).
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