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Non una semplice piantina di basilico

Da qualche giorno non riesco a mettere insieme due parole di senso compiuto, figuriamoci a scrivere qualcosa di intelligente.

Succede che all’improvviso mi sento un naufrago sulla sua barca ammaccata dopo una tempesta e sto cercando di valutare i danni, psichici ed economici.

Quando sei in mare aperto, nel bel mezzo di una bufera, non hai il tempo di pensare e devi solo agire. Quello che devi fare è gestire l’emergenza dandoti delle priorità, tralasciando i dettagli. Cioè, se devi pensare a salvarti la vita non importa che il giubbotto salvagente non sia in tinta con il costume, per dire. Non importa neanche che tu abbia o meno il costume, in realtà.

Poi la bufera passa e ti rimangono tanta stanchezza, tante emozioni e tanti ricordi. E le due palle così che farai agli amici per i prossimi anni con i tuoi racconti. E resta un vuoto, un grande buco nero interiore che fa male.
Ecco io sono in quel momento della vita in cui (per ora) il vento si è calmato e sta tornando il sole ed è importante avere addosso almeno il costume e ti fa piacere che sia abbinato al salvagente.
Oh cazzo…e ora?
A furia di gestire emergenze mi ritrovo sommersa da un’ordinaria amministrazione trascurata e impazzita, da sogni usciti tutti insieme dai cassetti e progetti condivisi e insistenti che fremono per essere realizzati.
Un casino, insomma!
Ieri ho fatto una cosa semplice: ho preso carta e penna.

Ho scritto una lista di cose che sono in attesa di essere fatte da un anno. Mi sono spaventata e, dopo aver fatto amicizia con la ruga e il capello bianco che questa lista mi ha regalato, ho iniziato a farle a caso senza logica. Ora devo solo aggiungere la logica e il gioco dovrebbe essere fatto.

La mia voglia di normalità si manifesta in modi strani e così, oltre ad usare un quaderno ed una Bic nera, ho comprato una piantina di basilico.

Non una semplice piantina, ma un’insidiosa voglia di normalità dopo un anno di gestione straordinaria che fa capolino dal balcone di questa casa provvisoria. La voce “casa” è la prima della lista, per la cronaca.

Come si manifesta per Voi la voglia di normalità?

Shopping ed emozioni

(Questo post non è sponsorizzato, è tutta farina…del mio cassetto!)
Mi è sorto il dubbio, guardando nei cassetti (appunto), che il mio shopping, nell’ultimo periodo, sia stato condizionato dalle emozioni. Mi spiego con parole e foto.
Un anno fa, giorno più o giorno meno, la mia metà della mela se ne stava in un letto d’ospedale in una stroke unit in seguito a due sincopi. Hanno detto causate da stress.

 

 

La notizia buona è che lui ora sta molto meglio. La notizia cattiva è che io ora sono molto esaurita.

 

 

Dal giorno in cui l’hanno dimesso sono accadute tantissime cose alla velocità della luce delle quali ho ampiamente scritto più e più volte, probabilmente tediando tutti.
Eccomi qua due traslochi dopo…”the year after”.
La bella notizia è che sono sopravvissuta. La brutta notizia è che non è ancora finita.
Come ho fatto?
Ho corso tanto (accumulando maglie delle gare), ho lavorato parecchio su me stessa, mi son fatta coccolare dalle Amiche, pur se a distanza.
Come se non bastasse un nano è entrato a pieno titolo nell’adolescenza e mi sta costringendo a ulteriori cambiamenti personali per poter affrontare questo periodo.
Spesso mi arrabbio

 

 

Ma ci sta, fa parte del gioco

 

 

Come faro’? Sfrutterò l’ #effettomammeinfuga

 

Questa è solo una piccola parte della mia collezione di t-shirt, ma sicuramente a quarantuno anni suonati dovrò rivedere il mio guardaroba. O no?

 

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