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Adolescenti a bordo

Avete presente quei gufi che vi ripetevano in continuazione “figli piccoli, problemi piccoli e figli grandi, problemi grandi”? Avevano ragione: rassegnatevi!

Io non ci credevo. Ero convinta di aver avuto problemi enormi con i miei figli piccoli e mi ritenevo immune da questa sorta di profezia. La verità è che siamo tutti sulla stessa barca. O se preferite nella stessa merda.

Sembra ieri che parlavo con le amiche dei loro rapporti burrascosi con i figli adolescenti e, con aria di superiorità, pensavo che a me non sarebbe mai capitato. Io e miei pargoli saremmo andati d’amore e d’accordo per sempre!

Pensavo che i miei rampolli fossero bellissimi, intelligentissimi ed educatissimi. Mi bastava guardarli per riempire d’orgoglio il mio cuore di mamma. Da piccoli li abbracciavo forte forte ed erano coccolosi e profumati. Dalla scuola dell’infanzia in poi ad ogni colloquio con ogni loro insegnante uscivo “tre metri sopra alla scuola”. Mi vantavo di un rapporto meraviglioso fatto di dialogo sempre aperto e intenso e di una meravigliosa complicità.

Passato.

Nel presente li guardo e vedo due spilungoni che passano gran parte del loro tempo libero seduti pigramente sul letto con il cappuccio della felpa perennemente in testa che digitano sui display dei rispettivi telefoni a velocità superluminale. Per entrare nella loro camera devo fare almeno un’ora di meditazione e per poter accedere alla toilette devo prendere il numero e poi fare una coda degna delle Poste Italiane.

Il più grande dati i suoi quattordici anni è entrato a pieno titolo nell’adolescenza ed è da qualche tempo irriconoscibile.

Lo guardo e mi chiedo: “Dov’è il mio bambino?”.

 

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(Grazie alla mia socia per aver dato forma ai miei pensieri).

Non nego che continuo a vederlo bellissimo, intelligentissimo ed educatissimo (coccoloso e profumato un pochino meno).  Ma si sa…”ogni scarrafone è bello a mamma soja”.

Il dialogo ha subìto una brusca frenata, poche le informazioni che arrivano.

Io: “Come è andata a scuola oggi?”

Spilungone “Bene”

Io: “Cosa avete fatto?”

Spilungone “Niente”

Copione che si ripete tutti i giorni. Se non fosse per il registro elettronico potrei anche crederci e arrivare a dubitare dell’utilità dell’istituto scolastico. Lontani i tempi in cui all’uscita di scuola mi stordiva con i racconti di tutto quello che era accaduto in classe.

Se il dialogo ha subìto una brusca frenata il rendimento scolastico ha avuto una caduta in picchiata.

Serio, diligente, dalla condotta impeccabile e dai voti altissimi fino a tre mesi fa…fino a tre mesi fa, appunto.

Uno scambio di persona?

Spaventata e curiosa mi aggiorno, leggo, studio.

Tiro un sospiro di sollievo nello scoprire che è tutto normale, anche se leggo che più il rapporto fra madre e figlio è stato bello nell’infanzia e più difficile sarà il distacco nell’adolescenza, quindi più conflittuale.

Cazzo, di bene in meglio! A saperlo prima avrei creato dei conflitti qua e là, giusto per assicurarmi giorni tranquilli in questo periodo.

Leggo riflessioni sul fatto che se gli adolescenti in casa sono due è a rischio l’equilibro psico-fisico dei genitori. E io ne ho due…l’altro è sul confine, ma sta arrivando a passo veloce.

Cazzo alla seconda!

Per noi mamme questo potrebbe essere un periodo molto difficile, ma  la bella notizia è che potrebbe rivelarsi anche una grande opportunità per lavorare su noi stesse. Per tornare veramente a lavorare su noi stesse e per rimetterci al centro.

Questo è il periodo perfetto per essere Mamme in fuga.

Fuga nella Scienza

 

 

Mille sfumature di…rosa

Ci sono romanzi che non trovi in cima alle classifiche dei libri più venduti, ma che riescono ad arrivare dritto al cuore. Alcuni libri non hanno copertine d’effetto, studi di marketing, eserciti di professionisti che si adoperano per il lancio e la diffusione, ma se decidi di perderti in pagine arrivate a te per strani casi del destino ne resti affascinato.

Mi è capitato di recente con “Il senso di colpa” di Antonella Levato.

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Il romanzo racconta quattro generazioni di donne a partire dagli anni Trenta del ‘900 fino ad arrivare a noi, raccontandone le vite non facili, gli errori, i tentavi di rinascita, le passioni, gli amori, il sentimento materno con una crudezza semplice, ma efficace. Quattro generazioni di Mamme in fuga, in fondo.

Il racconto parte da un paese sperduto della Calabria per arrivare fino a Milano e le descrizioni dei luoghi sono fatte in un modo assolutamente perfetto. La scelta azzeccata delle parole e la composizione delle frasi riesce, nonostante la brevità del romanzo, a trasportare il lettore nei luoghi delle vicende e a rendere i personaggi quasi reali.

Ho conosciuto Antonella quest’anno alla Color Run di Milano e sono rimasta colpita dalla sua simpatia e dalla sua voglia di mettersi in gioco, ma non ho sospettato minimamente che dietro a tanta spensieratezza si nascondesse una donna così intensa e così capace di raccontare emozioni forti, a tratti molto tristi. L’autrice di questo romanzo è una vera forza della natura dalle mille sfumature…di rosa (lo so che odi il rosa Antonella, perdonami).

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