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The end of shit

Uno è su Skype che traduce dal latino insieme ad una ragazza di Nizza, l’altro fa esercizi di matematica ascoltando i Red Hot Chili Peppers, i cani russano in cucina, e nell’appartamento di sopra (da quasi un anno a questa parte) stanno trapanando e martellando ad intervalli regolari. Non ho mal di testa, ormai ho raggiunto l’immunità.

Quale momento migliore per fare delle riflessioni???

La verità è che è stato un periodo di merda. Un lunghissimo periodo di merda. Un infinito periodo di merda.

Non so più nemmeno quando questo periodo sia cominciato, non ne vedo la fine. Non lo dico per vantarmi, so che la vita è complicata per tutti, lo scrivo per imprimermi nella mente che in quanto periodo ha avuto un inizio e avrà una fine: the end of shit.

A tutta questa merda si è sommata l’adolescenza dei miei figli, i quali hanno diciannove mesi di differenza e due personalità mica da ridere (neanche a dirlo opposte).

Ma al di là del doversi districare fra richieste di maggior libertà (qui la vorrebbero totale), brutti voti a scuola, passaggi in auto a destra e sinistra, crisi, urla e strepiti, l’adolescenza dei figli ti obbliga a metterti in discussione, a fare il punto. Loro cercano di “ucciderti” come sosteneva Freud e tu devi essere pronta a rinascere. Ma tu sei pronta a rinascere?

Da quello che ho capito io se nella tua vita è andato tutto come hai sempre sognato, sei salva. Se qualcosa non è andato per il verso giusto…son cazzi. Indovinate da che parte sto?

E così ti ritrovi notte dopo notte con tuo marito che russa di fianco e con gli occhi spalancati a chiederti “Chi sono io?”.

Te lo chiedi così tanto che ti rompi le palle da sola. Ma un giorno decidi che vuoi la risposta prima che i figli ti “uccidano”.

E inizi a lavorarci.

 

Monesteroli

L’estate scorsa, io e la mia famiglia, abbiamo fatto un breve tour delle Cinque Terre (qui). Nel corso della permanenza abbiamo avuto la fortuna e il piacere di ascoltare la voce di persone del luogo che ci hanno consigliato di visitare angoli poco turistici all’interno del Parco Nazionale delle Cinque Terre, ma meravigliosi. Così lo scorso week end siamo tornati.

Io e Lui, senza figli, armati solo di una spudorata voglia di un tempo tutto nostro e una valigia con quattro stracci buttati a caso.

Meta: Monesteroli, località Tramonti.

Abbiamo lasciato la macchina in zona Telegrafo sopra a Biassa e siamo partiti a piedi lungo il sentiero 4 B immerso nel verde, all’inizio del quale vi è un punto di ristoro poi più nulla.

Dopo all’incirca un’ora di camminata ai nostri occhi si presenta un’infinita distesa azzurra e, all’improvviso, la famosa scala. Ne abbiamo sentito parlare così tanto e abbiamo visto così tante foto che ci sembra di esserci già stati. “La scala grande” è un monumento alla fatica dell’uomo nello scosceso territorio di Tramonti. Un ripido percorso su un costone affilato sino alle ultime cantine del caratteristico nucleo contadino. Più di mille scalini che portano in paradiso. L’unico modo per arrivare a Monestoroli è proprio scendere da quella scala, oppure via mare.

Pausa al ristoro alla fine della camminata con pane, acciughe e birra rossa.

Questa sono io, senza trucco e senza filtri (scusate) dopo la camminata, il panino e la birra, stesa al sole in assoluto relax.

Per fare questa camminata occorrono gambe e fiato, scarpe adeguata e scorta di acqua. La scalinata può dare vertigini e i cellulari non prendono sempre lungo il percorso. Detto ciò, ne vale assolutamente la pena.

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