Categoria: ADOLESCENTI (Pagina 7 di 9)

Acqua per Santa Lucia e farina gialla per il suo asinello

Sono giorni intensi questi, nel corso dei quali sto facendo il conto alla rovescia per le vacanze di Natale.  Quest’anno più che mai.
I primi mesi della “nuova vita” sono stati decisamente impegnativi. Abbiamo bisogno di staccare, fermarci a fare un bilancio prima di ripartire.
In questo momento di cambiamenti ho bisogno di ancorarmi a qualcosa per non scivolare via: ed ecco spiegato il forte bisogno di tradizione che sento.
Per caso ne scopro una, per me, nuova: Santa Lucia.
Scopro che nel veronese (ma anche in altre zone d’Italia e all’estero) è una tradizione sentita quanto e forse più del Natale.
Decido di portare i miei figli ad una serata al Castello dell’Incanto organizzata per far conoscere i misteri di questa tradizione, rappresentata da una compagnia teatrale fra le stanze ricche di storia e di magia.
Mi appassiono al racconto e gioisco quando l’Amore fra Desenzia e Ontano, alla fine di tante peripezie, vince sull’egoismo anche grazie alla corona donata alla Principessa proprio da Santa Lucia.
Cammino in fila con perfetti sconosciuti tenendo fra le mani una candela accesa ed esprimo desideri affidandoli ad una Santa appena conosciuta, ma che già trovo simpatica.
Sorrido nel vedere i miei “ragazzi”, in mezzo a bimbi la cui età media è di cinque anni, che stanno al gioco e si fanno nominare assistenti dell’assistente di Santa Lucia, anche loro esprimendo desideri e giocando al teatro con curiosità (eccoli mentre riproducono il rumore del vento).
Questa notte metterò sul balcone acqua per la Santa e farina gialla per l’asinello che l’accompagna (come consigliato da una nuova Amica del luogo).
Lei verrà e troverà ristoro, poi lascerà sul tavolo della cucina un vassoio colmo di dolci e frutta e due piccoli doni per i miei figli.
Loro mi diranno che tanto lo sanno che sono stata io.
Io starò in silenzio facendo finta di non sapere assolutamente nulla.
Ma non si tratta di consumismo.
E non importa se sono grandi e non credono più neanche a Babbo Natale.
Quello che importa davvero è l’atmosfera calda e fantasiosa che si crea in casa, la voglia di stare insieme e di meravigliarci a dispetto dell’età e degli anni che passano, il calore di un abbraccio, a tempo indeterminato, sul divano per una maratona di film indossando pigiami colorati e calzini buffi.
Ciò che importa che loro sappiano è che possiamo ancora dedicare cinque minuti del nostro tempo da adulti a piccole cose, a fantasticare, a sognare, ad apprezzare la magia della vita.
E comunque…io a Babbo Natale ci credo eccome!
E da questa notte crederò anche a Santa Lucia.

“Non ha voglia di studiare”

 

 

Ora vi dico come è andata.
Da bambina scrivevo sempre: poesie, racconti, canzoni. Sempre.
Ai tempi della quinta elementare le maestre parlando con mia madre le consigliano di permettermi di diventare scrittrice o giornalista. Il mio tema d’esame fa il giro di tutta la scuola e io riscuoto un successone. Mi vedo già, proiettata nel futuro, ad autografare libri.
Ai tempi della terza media le professoresse parlando con mia madre le intimano di farmi frequentare un istituto professionale e di farmi andare a lavorare il prima possibile. Scrive bene le dicono, ma NON HA VOGLIA DI STUDIARE.
Improvvisamente mi vedo fallita prima ancora di iniziare.
Ignorando consigli e ordini, io scelgo di frequentare l’istituo tecnico commerciale ad indirizzo programmatore (i motivi sono da ricercarsi in dinamiche familiari perverse che vi risparmio). Mia madre non crede abbastanza in me e non fa nulla per farmi cambiare idea, a mio padre non sembra vero in un’epoca in cui quel tipo di scuola dava ottimi sbocchi professionali (a ragion veduta).
Boato del consiglio di classe che fa tremare i muri della scuola e convoca immediatamente i miei genitori e, non ascoltato, arriva a  scrivere una vergognosa sentenza addirittura sulla pagella finale: la ragazza potrà frequentare solo un istituto professionale.
Ragioneria? Ma siamo pazzi?
Sì, col senno di poi, pazza lo sono stata veramente.
Mi sono diplomata nei cinque anni canonici, senza mai esami a settembre, dimostrando al corpo insegnanti che tutto si può fare e che anche una ragazza di dodici anni ancora acerba può sbocciare e seguire qualsiasi strada. Anche quella più sbagliata per lei e per le sue capacità.
LA VOGLIA DI STUDIARE E’ ARRIVATA, nonostante tutto e tutti.
All’università ho girovagato passando da un corso ad un altro ormai senza identità. Un’aspirante scrittrice che studia numeri e risolve problemi non va lontano.
L’unico rimpianto che ho nella vita è quello di non essermi laureata per essermi persa per strada.
Ma mai dire mai.
Ovviamente negli anni ho smesso di scrivere., ad eccezione di lunghe ed elaborate e-mail.
Ho lavorato sempre in ambito commerciale e ho sviluppato un sacco di abilità utilissime, ma non ho dato respiro alla mia antica passione.
Circa una trentina d’anni dopo la pentola in ebollizione ha fatto saltare il coperchio. E così quella bambina di dieci anni è tornata per ammonirmi. La voglia di scrivere è tornata prepotente e io vi annoio con le mie storielle.
Abbiate pietà.
Ora vi racconto come sta andando.
Il mio secondogenito scrive sempre. Racconti e cronache sportive prevalentemente.
Lo guardo sdraiato sul divano con i suoi quadernoni pasticciati e a volte alla scrivania al computer. Questa settimana ha iniziato a seguire un laboratorio chiamato “Giornalino” a scuola, è l’unico della sua classe e gli hanno affidato la rubrica dello sport. Ormai gira perennemente con un blocco e una penna. Non studia la grammatica ma viaggia con una media del dieci.
NON HA VOGLIA DI STUDIARE dicono. Vero.
Questa frase mi fa venire i brividi. Ma ora ho imparato a prenderla con le dovute precauzioni.
La voglia di studiare arriverà, nonostante tutto e tutti.
Io sarò lì ad aspettarla e la aiuterò ad andare nella giusta direzione.
Niente dinamiche familiari perverse, niente giudizi affrettati, niente consigli e niente ordini.
Le sentenze possono cambiare il corso di un’esistenza.  Prendiamole con le pinza. Osserviamo e ascoltiamo i nostri figli.
(Post scritto dopo un litigio con il secondogenito durante la preparazione di una verifica di geografia)

 

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