Categoria: ADOLESCENTI (Pagina 5 di 9)

Una serata in pizzeria

Sabato sera in pizzeria: io e mio marito soli dopo tanto tempo.
Di fianco a noi e di fronte a me due “tavolate” di gente. Da una parte un gruppo di genitori, dall’altra i loro figli, un bell’insieme eterogeneo di bambini e ragazzi che va da un minimo di sette anni ad un massimo di 14, più o meno.
“Chissà che casino faranno!” penso tra me e me.
Invece silenzio assoluto. Mi sembra strano e la cosa richiama la mia attenzione.
Al tavolo dei genitori chiacchiere e risate, tutto normale.
Al tavolo dei ragazzi non vola una mosca, li osservo. Se c’è un segreto devo saperlo!
A capotavola un adolescente con cuffie alle orecchie e occhi puntati sullo schermo del telefono: assente.
Tre ragazzine di circa dodici anni gli sono di fianco. Ognuna guarda il suo cellulare e digita freneticamente sui tasti. Una di loro prende la lattina di Coca Cola e se la porta alla bocca senza nemmeno alzare lo sguardo, come un automa. Le altre due sorridono in direzione del telefono, ognuna del suo. Sorridono al telefono.
A seguire un gruppetto di bambini in età da scuola primaria che giocano a loro volta con i cellulari.
Arriva la pizza, a noi e a loro quasi in contemporanea.
E’ buonissima e io la divoro con gusto.
Alzo di nuovo lo sguardo. Sul tavolo dei ragazzi dieci pizze intere, forse non le hanno nemmeno viste.
Il proprietario del locale, che sta sparecchiando i tavoli, è in evidente imbarazzo.
Si avvicina, non dice nulla, si allontana. Lascia loro ancora del tempo. Spera.
Nessuno sembra notarlo. I genitori chiacchierano. Le pizze si raffreddano.
Improvvisamente I ragazzi si mettono le giacche ed escono. Sono in gruppo ma non si parlano e continuano ad interagire solo ed esclusivamente con la tecnologia.
Il proprietario ritorna e chiede ai genitori quale sarà il destino delle dieci pizze. Loro ridono e dicono di portarle pure via.  Lui, gentilmente, prova ad insistere e propone un take away. Loro rifiutano.
Una mamma telefona per chiamare i ragazzi tre metri più in là ed informarli che è l’ora di andare. Li ritrovo all’uscita con i loro telefoni e vorrei raccontargli di quella volta che in pizzeria io, mio fratello e mia cugina abbiamo fatto cadere, giocando, un mobile con sopra le damigiane di vino in vetro. Un disastro, ce lo raccontiamo ancora adesso che sono passati trent’anni e, vergognosamente, ci ridiamo su. Non lo faccio.
Magari manderò loro un sms domani.
http://www.bigodino.it/

C ‘ è speranza!

Recentemente ho messo nero su bianco un elenco dei motivi per cui corro, fra i quali rientrava a pieno titolo la gestione dello stress.
Lo stress può essere causato da diversi fattori e avere conseguenze anche gravi sulle nostre condizioni fisiche e psicologiche, quindi è importantissimo capire quali siano le nostre fonti e imparare a conviverci al meglio.
La convivenza con un pre adolescente e un adolescente occupa un posto d’onore nella mia personale classifica.
Per quanto i miei figli siano meravigliosi e ancora conservino qualcosa di fanciullesco iniziano a presentare i tratti tipici delle fasi della vita che stanno attraversando.
L’altro giorno un’amica mi ha chiesto come affronto questa situazione e io le ho risposto che la corsa mi sta aiutando molto. Cinque km dopo una litigata ti ridanno la serenità. Aggiungo che anche un po’ di sana ironia fa bene alla salute.
Uno dei motivi più frequenti per cui litighiamo (cioè io urlo e loro non ascoltano) è il disordine.
Giusto ieri di fronte all’ennesimo rientro da scuola con relativo lancio di oggetti vari ho perso la pazienza e urlato tutto il repertorio da “questa casa non è un albergo” a “ora butto tutto giù dal balcone”.
All’improvviso mi è venuto da ridere, ho smesso di urlare e ho iniziato a fare fotografie con il cellulare alla loro camera.
Poi ho cercato aiuto in rete e ho trovato un bellissimo post sul blog di Raffaele Morelli su Riza.it.
Raffaele Morelli afferma che il disordine dei figli adolescenti è una cosa normalissima e li rende figli sanissimi. La confusione di oggetti in cui la maggior parte di loro è immersa corrisponde al caos interiore e psichico tipico di questa età. Suggerisce, quindi, di lasciarli fare, senza colpevolizzarli o minacciarli.
Aggiunge che il perfezionismo fa male alla fantasia sostenendo che quello che noi genitori chiamiamo disordine, il più delle volte, è una distribuzione tattica degli oggetti che non non riusciamo a cogliere.

 

 

Aggiunge ancora che in natura caos è sinonimo di vita, mentre ordine è qualcosa di meno vitale, che tende a scorrere sempre sugli stessi binari e parla di stanza come tana, specchio del cuore e della mente.

 

II consiglio finale è quello di lasciarli nel loro disordine.
Così ieri sera ho detto a mio figlio: “Amore…non puoi andare a dormire perché hai distribuito tatticamente degli oggetti sul letto”. Vi lascio immaginare la sua espressione.
Ridiamoci su (e corriamo tanto): Morelli ci tranquillizza dicendo che gli adolescenti più disordinati crescendo diventeranno quelli più ordinati, addirittura meticolosi.
C’è speranza!

 

 

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