Queste settimane e mesi che accompagnano la fine della scuola sono sempre dei periodi molto intensi: è come se tutto l’anno si lavorasse per raggiungere ed arrivare ad un obiettivo e poi, nel giro di una manciata di giorni, tutto è finito, chiuso e completato, lasciandoci dentro un certo senso di vuoto.
Vale per i miei figli con la scuola, vale anche per me con il lavoro e quest’anno si è aggiunto anche il matrimonio di mia sorella (più tutta un’altra serie di impegni e complicazioni che non sto qui ad elencarvi).
Sto vivendo un po’ in apnea e aspetto con ansia di poter rallentare i ritmi e respirare a pieni polmoni, finalmente. Mi rendo conto però che questa cosa la dico ormai da un po’, quindi forse più che aspettare che il periodo incasinato passi, devo solo accettare che sia la mia vita a essere incasinata.
In generale. Sempre.
Forse, se l’affrontassi con questa consapevolezza la vivrei con meno ansie e più serenità, senza la continua attesa di quel fatidico momento ‘tranquillo’ (che, puntualmente, non arriva mai!).
Ieri sera sono stata allo spettacolo teatrale di mia figlia Alice, la più grande. Lo spettacolo è stato bellissimo e lei è stata davvero brava (cuore di mamma!). Mentre ero lì ed aspettavo che iniziasse (essendo finalmente seduta, tranquilla, senza nulla da fare nell’immediato se non aspettare), ho riflettuto un po’ sulle cose fatte nelle ultime settimane: alle corse, ai pasti mangiati in macchina, ai lavori finiti la sera tardi, alle mattinate sveglia presto per scrivere post sul blog.
Poi lo spettacolo è iniziato e sono stata letteralmente travolta dalle emozioni come mamma, come spettatrice, come persona.
I ragazzi sono stati bravissimi: uno spettacolo di quasi due ore creato e scritto da loro (e dalla loro bravissima insegnante Valentina). Sono giovani, piccoli adulti che si affacciano alla vita, eppure sono stati in grado di fare un lavoro incredibile e mi hanno davvero insegnato qualcosa.
Mentre ero seduta al buio della sala che ridevo e mi commuovevo ho pensato a loro e a tutta la fatica e l’impegno usato per mettere in piedi questo spettacolo: un anno di lavoro, di prove, di giornate passate in teatro invece che magari in giro con gli amici.
Tutto per creare e realizzare questo spettacolo e per fargli prendere vita.
Ed ora che lo spettacolo è finito?
Ed ora si continua, si riparte più carichi e convinti di quello che si sta facendo.
Lo spettacolo finale è stato solo il loro traguardo, ma la loro ‘corsa’ non finisce qui.
E’ stato solo l’obiettivo che si erano prefissati di raggiungere, ma tutto il lavoro e il processo che li ha portati a ieri sera non è finito e non finirà.
Allo stesso modo tutti noi ogni giorno lottiamo, corriamo, lavoriamo e ci incavoliamo in vista di un nostro obiettivo e ‘spettacolo’.
Che possono essere tante cose, piccole o grandi: un piccolo sogno da realizzare, una cosa nuova da imparare, un lavoro da completare ecc.
Lottiamo ogni giorno in vista di un obiettivo ed una volta che l’abbiamo raggiunto, magari con fatica e determinazione, siamo già pronti a puntare ad uno nuovo.
Ed è così che deve essere, ed è questo che ci fa andare avanti ogni giorno.
Accettare nuove sfide e provare ad affrontarle.
Imparando che la confusione che ci circonda, le corse, le cadute, i problemi e gli impegni di ogni giorno sono parte integrante di tutto questo e che dobbiamo solo imparare a conviverci, invece di aspettare che passino.
Ognuno in vista del suo ‘spettacolo’ personale.
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