La ruota gira.
Due anni fa guardavo, comodamente seduta sul divano in soggiorno, programmi di attualità in cui si raccontavano storie di famiglie rimaste senza lavoro a causa della crisi.
Poco dopo a rischiare di rimanere con il culo per terra siamo stati noi.
L’azienda per la quale lavorava mio marito si fonde con un’altra e per qualche strano gioco strategico le persone non servono più.
Il susseguirsi di notizie contrastanti, l’attesa, la speranza, la mazzata.
Tutti a casa.
Ed è proprio la casa una delle prime cosa a cui pensi, in particolar modo se hai un mutuo in corso.
La prima sono i figli, il loro futuro. Inizi a vedere nero. Panico.
La ruota gira ancora.
Mio marito riceve un’offerta di lavoro, ma la sede e’ a 150 km. da casa. Accetta. Va avanti e indietro qualche mese. Crolla.
Due anni di stress trattenuto gli causano due sincopi. Ospedale, momenti brutti.
Ed è a questo punto della storia che io e i ragazzi, armati di superpoteri, decidiamo che lasciamo tutto e ci trasferiamo per stargli vicino.
Passiamo l’estate a visitare scuole, a parlare con uffici di segreteria e presidi e a cercare una casa, un’altra. Ed eccoci qui.
Settimana prossima per noi è l’inizio di una nuova avventura. La scuola quest’anno non inizia nello stesso luogo, non inizia con gli stessi amici, niente sarà uguale a prima.
Stimo i miei figli per il coraggio con cui hanno dato il loro ok al trasferimento e per l’entusiasmo che stanno mettendo in campo per questa sfida. A 13 e 11 anni non è facile.
A dire il vero non e’ facile nemmeno a quarant’anni suonati.
Io allo stato attuale oscillo fra slanci di entusiasmo per il nuovo e fitte di malinconia per il vecchio e il mio corpo sta cedendo ai colpi dello stress con segnali di cui neppure conoscevo l’esistenza, ma posso farcela.
Ci aspettano mesi intensi da dedicare alla ricerca di nuovi equilibri per ripartire con nuovi progetti dai vecchi sogni.
Chi tifa per noi?
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